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I risultati di una ricerca Google in formato AJAX, il monitoraggio nelle Google Analytics e, ahimè, uno sfogo sulle API Google

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Come molti lettori forse già sanno, Google sta sperimentando da diversi mesi l’utilizzo di Ajax (JavaScript) per produrre i risultati di una ricerca. Un che è emerso con le prime prove è stato quello di una mancata fornitura delle informazioni di provenienza (referrer) quando un utente fa clic su uno dei risultati della ricerca, “rompendo” la storica capacità dei sistemi delle Web Analytics di monitorare il traffico delle ricerche fatte su Google. Ricordiamoci che Google dispone di più servizi su ciascun dominio dai quali è possibile inviare traffico ad un sito web, come Google Reader e la Google.

Le informazioni sulle parole chiave fornite negli dei motori di ricerca di provenienza (i referrer) sono molto importanti in quanto vogliamo sapere, non solo da dove provengono i nostri visitatori, ma quello che è stato il loro intento, un intento indicato attraverso le che essi utilizzano per esprimere necessità e desideri quando effettuano una ricerca.

Tracciare con le Google Analytics la posizione delle parole chiave nei risultati Google

Dopo un po’ di clamore, Google ha trovato una soluzione che si traduce in un nuovo URL di provenienza (referrer) fornito dalla ricerca su Google fatta utilizzando l’interfaccia Ajax. Un miglioramento davvero bello (bravo Google!) è che ora Google passa anche la posizione del risultato della ricerca sul quale l’utente ha fatto clic attraverso l’uso del parametro URL cd=. In precedenza era solo possibile tenere traccia del sulla quale si trovava il risultato di una ricerca. Diverse persone hanno già per utilizzare le Google Analytics al fine di monitorare il posizionamento nei risultati della ricerca su Google per una determinata keyword o frase di parole chiave. Suggerisco caldamente che tu faccia la tua prova utilizzando una copia del tuo profilo principale nelle Google Analytics sulla quale puoi aggiungere nuovi filtri. Propongo inoltre di seguire l’approccio che prevede due filtri per considerare solo traffico organico.

Anche se si applica la nuova logica alle Google Analytics, da ora in avanti non tutte le parole chiave daranno informazioni sulla posizione. Non tutte le ricerche fatte in Google utilizzano la nuova sintassi. Finora nessuno degli altri motori di ricerca principali ha annunciato un supporto per questo parametro di monitoraggio, anche se mi che ciò verrà fatto. Inoltre vale la pena notare che ogni parola chiave o frase di parole chiave verrà ripetuta per ogni posizione che occupa nei risultati di ricerca, ad esempio,

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Le Google Analytics possiedono una bella capacità di filtraggio “al volo”. Una volta che hai impostato il filtro per aggiungere il posizionamento in Google per le tue keywords e frasi di parole chiave, sarà possibile inserire i due caratteri \( per visualizzare solo le parole chiave con informazioni sul posizionamento. Il carattere ( è ciò che vogliamo cercare, il backslash è necessario per “proteggere” la parentesi che, di per sé, verrebbe in modo diverso.

Ho il sospetto che nel futuro Google offrirà un più elegante monitoraggio della posizione in GA, magari presentando la posizione media delle ricerche per una parola chiave insieme con gli estremi (alto e basso) per il periodo di riferimento. O forse no, stiamo a vedere. Sarà anche interessante osservare come rispondono i protagonisti leader, Omniture, Coremetrics, ed i concorrenti diretti come le Yahoo! (già IndexTools).

Perché la nuova tecnologia AJAX per i risultati delle ricerche su Google?

L’ingegnere di Google Matt Cutts che il passaggio dalla html semplice a JavaScript / Ajax per i SERPs (pagine dei risultati sui motori di ricerca) è orientato a migliorare la velocità in cui le pagine di risultati vengono rese. Devo ammettere che non sono troppo entusiasta di Ajax in generale e ho anche il sospetto che ci siano pure altre questioni in gioco.

I parametri negli URL di ricerca su Google, in via di estinzione?

Innanzitutto, temo che i parametri URL che consentono agli utenti avanzatati di potere facilmente perfezionare le loro queries, ad esempio, , gl=US, etc, scompariranno. Sembra che questo processo sia già in corso, come evidenziato con lo strumento fornito da Google per avere un’. Quando fu inizialmente lanciato, Google documentava i parametri URL che hanno consentito agli utenti di simulare la loro ubicazione geografica. Ma al momento non c’è alcuna menzione di questi parametri nella pertinente. Se non sei a conoscenza dei parametri, deve arrangiarti con l’interfaccia Ajax. Peggio ancora, Google potrebbe decidere di abbandonare i parametri URL. Mi auguro di sbagliarmi di grosso su questa ipotesi….

La scansione, o scraping se vuoi, dei risultati di ricerca di Google, in via d’estinzione?

Immagino che un altro obiettivo, non detto, sia quello di complicare l’attuale scansione / “raschiatura” dei SERPs Google per scopi SEO – numerosi strumenti di programmazione per recuperare pagine web non sono in grado di gestire JavaScript. Questo andrebbe bene se Google consentisse un accesso ragionevole mediante un API ai risultati di ricerca per i programmi che funzionano indipendentemente da un sito web.

Una critica all’API per la ricerca Google

Pur essendo uno dei più grandi consumatori del mondo dei contenuti forniti da altre persone, sembra che attualmente Google non sanzioni l’accesso programmatico ai loro / nostri dati da parte dei programmi stand-alone (indipendenti dai siti web). C’è il “vecchio” di Google, ma l’accesso ai nuovi utenti è stato inspiegabilmente chiuso nel 2006 (non ci sono problemi invece per l’API Soap per AdWords, chissà perché). Google ha presentato una nuova Ajax, implicando che c’è stata la sostituzione per l’API Soap, ma sembra che le sue condizioni di utilizzo escluderanno i programmi stand-alone (per ironia della sorte, è necessario inviare un URL di provenienza, che ovviamente non è sensato nel caso di un’applicazione standalone), almeno se l’uso dell’API è orientato alla SEO. Non sono un avvocato e mi auguro di cuore di essermi completamente sbagliato. Spero che qualche persona autorevole in campo mi possa correggere.

Purtroppo, questo sembra il caso di un atto di ipocrisia da parte di un’altra grande azienda.

Perché Google è così magnanima da permettere agli utenti di esportare i propri dati da Gmail, Google Apps, AdWords, ma non dalla Ricerca Web Google? La risposta ufficiale è del tipo “i programmi automatizzati mettono troppo carico sui nostri server“. Anche se questo può essere vero, ci sono modi semplici per risolvere questo problema: imporre limiti di utilizzo ragionevole al giorno o all’ora, oppure applicare onorari ragionevoli per un utilizzo “eccessivo”. è in grado di gestire il problema come così fa Microsoft. Se loro sono in grado di risolvere il problema, penserei che anche il leader nella ricerca web potrebbe trovare una buona soluzione, ma sto divagando….

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Originariamente pubblicato 27 Apr 2009

  • Sean Carlos aiuta le aziende nell'ottimizzare i loro risultati di business online. La sua carriera spazia dalla gestione di campagne di telemarketing e direct mailing presso un'organizzazione con più di 10.000 soci ad una significativa esperienza a livello mondiale maturata presso la Hewlett-Packard. Nei primi anni 90 Sean ha sviluppato un applicativo enterprise search, comprensivo di tutte le fasi, dall'indicizzazione alla ricerca dei testi, per il Los Angeles County Museum of Art. Dal 2000 al 2004 Sean è stato IT Manager del sito immobiliare CasaClick.it, parte del gruppo Pirelli. Sean è un docente ufficiale della Web Analytics Association. Collabora inoltre con l'Università Bocconi. Nato a Providence, RI, USA, Sean Carlos si è laureato in Fisica. Parla inglese, italiano e tedesco.


1 risposta finora ↓

  • Abart

    si però devi tener conto che google negli ultimi mesi, da quando è uscito bing, si sta fissando su queste cose tipo il fade in o i loghettini personalizzati, e sta perdendo sulle altre cose, tipo le api o lo sviluppo di funzionalità. non mi sorprenderebbe perciò che bing o yahoo potessere a breve avere il soprevvento su big g, visto che alla fine sono gli stessi programmatori a decidere più o meno direttamente delle sorti dei motori di ricerca

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