Mercoledì scorso ho avuto la fortuna di partecipare ad una conferenza di primo livello sui comportamenti sociali e la tecnologia abilitante, applicata a medie e grandi imprese. Non a San Francisco. Non a Boston, dove ho lavorato per 4 anni. Neppure a Milano, ma a Varese. Giusto, Varese, un tempo conosciuta più per la produzione di scarpe. La conferenza, International Forum on Enterprise 2.0, si è tenuta presso l’Università dell’Insubria come parte integrante delle celebrazioni in occasione del 10° anniversario della sua fondazione.
Come consulente di marketing mediante i motori di ricerca, mi incuriosiva molto vedere il modo in cui il web sociale può essere applicato anche agli ambienti delle imprese. La natura “intrecciata” del web lascia intendere che nessun progetto di web marketing debba essere considerato come isolato. Grazie a quei simpaticoni di Trenitalia, che hanno soppresso all’ultimo minuto il mio treno dalla Toscana, ho rischiato quasi di non farcela a partecipare. Peccato che non sia possibile reperire notizie sui treni soppressi sul sito web delle ferrovie italiane!
Il sito web Forum, molto ricco, comprende una definizione dell’Impresa 2.0. Gli appassionati di Wikipedia possono anche consultare il termine “software sociale delle imprese”. Ho trovato che la descrizione su Wikipedia in inglese,
Enterprise 2.0 … viene utilizzato per descrivere i cambiamenti sociali e di rete che hanno un impatto sull’impresa, che spesso comprendono software sociale (ma non si limita ad essa, né a una collaborazione sociale o software); ed Enterprise Web 2.0 descrive a volte l’introduzione e l’attuazione di tecnologie Web 2.0 nell’impresa, comprese quelle applicazioni Internet ricche, fornendo il software come servizio ed utilizzando il web come una piattaforma generale
illustri a pennello la portata delle presentazioni e discussioni della giornata.
Non prendermi in parola.
Ognuno di noi vede il mondo attraverso il prisma delle nostre esperienze, aspettative e pregiudizi. I miei commenti su alcune delle presentazioni rifletteranno questo. Vi incoraggio pertanto a visitare i siti web dei singoli relatori e, se disponibili, le loro slides. Troverete tali informazioni alla fine di questo articolo; provvederò all’aggiornamento delle informazioni mancanti.
Norman Lewis ha iniziato a stimolarci con una discussione sulla tecnologia vista attraverso le generazioni. In sostanza vediamo la tecnologia inventata prima dei nostri anni formativi come una parte indiscussa della nostra esperienza quotidiana. Noi non pensiamo se non di rado alla vita prima della diffusione della macchina. Un adulto avrà, invece, un rapporto diverso con internet o un telefono cellulare rispetto ad un adolescente (un “nativo digitale”), per il quale quelli sono solo strumenti, dati per scontati, che facilitano la socializzazione. Particolarmente interessante è stato poi quando Norman ha fatto notare che più che la paura viene utilizzata per controllare le nostre vite ed i valori, più che la generazione dei giovani viene costretta a vivere e socializzare in modo virtuale, confinata nello spazio ristretto delle loro case.
Emanuele Quintarelli può essere motivo di orgoglio per l’Italia, con una presentazione ben articolata sui driver per l’implementazione di tecnologia – le persone, le loro interazioni e, naturalmente, gli obiettivi aziendali. La tecnologia costituisce solo la leva che consente la piena realizzazione del tutto. Sarebbe troppo facile dire non c’era niente di nuovo, ma tutt’ora i progetti IT falliscono perché ad un’impresa viene venduta una soluzione informatica particolare senza prima aver valutato quelli che sono i reali problemi aziendali e/o quali sono le opportunità da affrontare. Il classico caso del voler mettere il carro davanti ai buoi! La gente e la necessaria gestione del cambiamento vengono trascurati e, indovinate un po’, il progetto muore.
Con la presenza di così tanti professionisti di primo livello, è difficile dire che ci sia stata una presentazione “migliore” rispetto alle altre. Detto questo, ammetto di avere una stima particolare per David Terrar. Il motivo è semplice. Nella considerazione di un caso specifico dell’impiego della tecnologia per affrontare esigenze di business, David ha evidenziato non solo che cosa ha funzionato bene, ma che cosa si sarebbe potuto fare diversamente o che è stato addirittura trascurato. In questo modo, lui è riuscito a conferire una forte credibilità alla sua esposizione. Quanto vorrei che questo tipo di trasparenza e di umiltà si diffondesse di più in Italia… David ha anche discusso le misure dei media sociali e la mancanza di dati per il confronto (benchmarking). Per chi cerca maggiori informazioni sulla misurazione di social media, Jeremiah Owyang, citato da David, ha contribuito spesso al .
Laurence Lock Lee, in eccellente forma, malgrado appena arrivato dall’Australia, ci ha introdotto alla Social Network Analysis (SNA), teoria e l’applicazione. A rischio di semplificare troppo il suo lavoro, ho capito che si tratta di un approccio nell’elaborare i dati sulle interazioni sociali e gerarchie (a chi vi rivolgete quando avete bisogno di un consigli su…?), dati che sono trasformati in grafici per consentire intuizioni non altrimenti evidenti nei dati. Storicamente i dati provenivano da questionari a campionamento. La proliferazione di applicazioni “sociali” fornisce opportunità per il data mining che è in grado di fornire statistiche in tempo reale. Il progetto dal famoso motore di ricerca è venuto subito alla mente. Google sta tracciando i rapporti fra le persone, basati in gran parte sugli standard XFN e foaf. Questi rapporti sono spesso indicati nei blogroll di WordPress, ad esempio. Ho un programma semplice in perl se qualcuno vuole provare il servizio.
Nella mattinata molti dei relatori hanno citato Stewart Madere il suo wiki patterns (modelli). Ritengo di aver bisogno di approfondire questo tema un po’ di più; non mi sento già pronto al momento per una presentazione focalizzata su uno strumento. Soprattutto per il fatto che una persona ingenua potrebbe avere ricevuto l’idea che questa sia LA SOLUZIONE al problema “collaborazione”. Posso ammettere che si tratta di un applicativo un po’ ingombrante nella sua fioritura ma, ai tempi, Lotus Notes ha fatto molto per agevolare la collaborazione di informazioni aziendali. Molto simile a quello che Google sta cercando di fare con il suo Google Office Suite, meglio noto come . Credo poco nella ripetuta affermazione di Stewart più o meno sul senso che quelli che non condividono i dati sono poco lungimiranti. Mi sembrano un po’ le parole di un venditore. Non si deve aver lavorato in un progetto di Knowledge Management per sapere bene perché non si condividono le informazioni nelle grandi aziende. I posti di lavoro e le promozioni dipendono dalla loro capacità di tenere la conoscenza per sé. Non si ha alcun interesse ad insegnare ai colleghi con meno esperienza. Non si ha alcun incentivo a trasferire le proprie conoscenze ad una società di outsourcing in India. In altri termini, raccontami il loro comportamento e ti dirò quali sono le loro misurazioni.
Thomas Vander Wal ha parlato di come ognuno di noi interpreti diversamente le informazioni e, quindi, utilizzi un linguaggio diverso per descrivere le stesse informazioni. Questo è il motivo per cui i Marketing Manager hanno bisogno di aziende come la mia per verificare gli elenchi di parole chiave e frase di parole chiave da utilizzare nel search marketing. Nel mondo del web 1.0 abbiamo parlato di tassonomie strutturate in modo formale. Thomas ha introdotto la parola Folksonomy nel gergo del web 2.0 per specificare tag (parole chiave) definite dagli utenti. Diversi anni fa ho trascorso molto tempo studiando la struttura del Getty Art & Architecture Thesaurus per esigenze di un progetto che ora sarebbe chiamato Enterprise Search per conto di un museo in California. Uno dei dibattiti è stato quello se una rigida tassonomia strutturata sarebbe stato un vantaggio o una limitazione. Ai tempi, l’alternativa sembrava essere la libera ricerca testuale sulle più disparate informazioni non strutturate. La presentazione di Thomas mi ha indotto a riflettere su di un altro scenario – ciò se i consumatori dei dati avrebbero potuto liberamente contrassegnare documenti con le tag?
Luis Suarez merita il premio come miglior libero pensatore. Egli è stato sufficientemente audace non solo a mettere in discussione la nostra dipendenza moderna dalla posta elettronica alla quale ha deciso di rinunciare. Credo di essere l’unico ragazzo o uno dei pochissimi in Italia che non possiede un telefono cellulare, penso che il mondo abbia bisogno di più persone come Luis. Mi auguro tuttavia che egli, per non voler utilizzare la posta elettronica, non si esponga troppo alle radiazioni a microonde!
Emanuela Spreafico e Ran Shribman hanno presentato rispettivamente soluzioni tecniche che le loro società hanno messo sul mercato. Personalmente, preferisco le presentazioni di vendita più sottili.
International Forum on Enterprise 2.0, 2009?
L’organizzazione di un evento comporta molto lavoro difficile – lavoro che non viene apprezzato se tutto va bene, ma attira le critiche come un albero i fulmini quando qualcosa va storto. Non sono sicuro se Emanuele Quintarelli e l’Università dell’Insubria siano disposti a prendere in considerazione l’organizzazione di un evento futuro, ma spero che lo facciano. E con l’eccezione delle presentazione-vendite, spero che il formato sia simile a quello di questo anno. Dal momento che è facile fare proposte (non sono io a fare il lavoro effettivo!), mi piacerebbe vedere un altro grande nome come sponsor che potrebbe coprire le spese per 2 pause caffè e un pranzo informale a buffet. Il networking, sia con contatti nuovi e con quelli già esistenti, rappresenta una parte essenziale di un convegno ben riuscito. Purtroppo il networking non è molto efficace quando le persone vanno a disperdersi nei vari bar e ristoranti. Per quanto riguarda le soluzioni tecniche, mi piacerebbe vedere qualcuno fornire una panoramica indipendente su tutte le possibilità disponibili e come queste soluzioni si confrontano.
Tanto di cappello ad Emanuele Quintarelli ed all’Università dell’Insubria per la realizzazione di questa conferenza.
Enterprise 2.0 bloggato dal vivo
Indovinare chi ha twittato cosa da quei Mac “da figo” sul palco?
International Forum on Enterprise 2.0 Relatori e Presentazioni
Presentazione | Relatori e sito web | Affiliazione | Twitter Alias | Note |
---|---|---|---|---|
Where past and future meet: the intergenerational dynamics of Enterprise 2.0 (Dove passato e futuro si incontrano: la dinamica intergenerazionale dell’impresa 2.0) | Dr. Norman Lewis | Evangelista Telco 2,0 | Una presentazione abbastanza simile, anche se diversa, è disponibile qui: http://www.slideshare.net/semiot/norman-lewis-mobilecamp | |
It’s not technology, stupid! Enterprise 2.0 as an organizational and strategic revolution (Non è la tecnologia, stupido!L’impresa 2.0 come una rivoluzione organizzativa e strategica) | Emanuele Quintarelli | Open Knowledge | ||
Building web communities that add value (Costruire comunità web che aggiungono valore) | David Terrar | D2C and ITBrix LLC | ||
Social network analysis: From informal conversations to tangible assets (Analisi di rete sociale: Da conversazioni informali ad assetti tangibili) | Laurence Lock Lee | Optmice | ||
Cultivating wikis to change the enterprise and improve the bottom line (Coltivando wiki per cambiare l’impresa e migliorare la linea di fondo) | Stewart Mader | Atlassian | Cercate “Grow Your Wiki” | |
Social tagging to unlock the collective intelligence (Codifica sociale per sbloccare l’ intelligenza collettiva) | Thomas Vander Wal | InfoCloud Solutions | ||
TamTamy: our reply to Enterprise 2.0 needs (TamTamy: la nostra risposta alle esigenze dell’impresa 2.0) | Emanuela Spreafico | Reply | ||
Thinking out of the inbox: More Collaboration through less e-mail (Pensare oltre la casella di posta: maggiore collaborazione con meno e-mail) | Luis Suarez | IBM | Il link è su una versione estesa della sua presentazione. | |
Consumerizing the Enterprise | Ran Shribman | Worklight | Il link è per i vari casi di successo. La presentazione non è ancora disponibile. |
Aggiornamento 30 giu 2008: È da segnalare questo articolo su Luis Suarez (I.B.M): I Freed Myself From E-Mail’s Grip, apparso ieri sul New York Times.
This post is available in English as International Forum on Enterprise 2.0, Università dell’Insubria, Varese Italy June 25, 2008.
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2 risposte finora ↓
1 Bau // 30 Jun 2008 alle 0.59.09
Ottimo articolo, anche se alla fine c’era anche Google
2 Andrey Golub // 2 Jul 2008 alle 14.32.41
bravo Sean, molto forte!
ti ho citato nel mio Blog su MilanIn anche …
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